In occasione della Giornata della memoria, celebrata quest’anno in mezzo ad una terribile pandemia, conviene chiederci perché è importante ricordare eventi storici che hanno riguardato, in un passato non molto lontano, l’Italia e l’Europa e soprattutto perché è importante trasmetterne il ricordo alle giovani generazioni.
Com’è noto, il 27 gennaio 1945 fu il giorno in cui, al termine della seconda guerra mondiale, i cancelli di Auschwitz vennero abbattuti dall’esercito sovietico e svelarono gli orrori dello sterminio nazista. Sei milioni di ebrei, oltre ad un elevato numero di dissidenti politici, omosessuali, portatori di handicap, Rom e Sinti e testimoni di Geova, erano stati uccisi a causa di un odio violento, riversato su di loro senza alcuna giustificazione, davanti agli occhi bendati di popoli complici del regime nazifascista.
L’odio da un lato e l’indifferenza dall’altro hanno pertanto costituito un mix micidiale, che ha permesso la nascita e l’evoluzione di tali forme di barbarie e di distruzione anche dei più elementari diritti umani.
Il 27 gennaio è quindi il giorno scelto dal nostro Paese e dal mondo intero non solo per rendere omaggio alle vittime della Shoah, ma anche per “mettere in guardia” le future generazioni dalla tentazione di replicare in qualche modo quei terribili eventi.
Combattere l’odio, l’intolleranza, il razzismo, l’indifferenza è l’obiettivo che il mondo civile si deve porre, soprattutto per arginare pericolosi rigurgiti della storia che sembrano riemergere in ogni momento, anche nel nostro tempo. La celebrazione della Giornata della memoria deve essere quindi un’occasione per esaltare i valori della pace e della tolleranza tra i popoli e soprattutto per mettere al centro il rispetto per la dignità della persona umana, che i nazifascisti calpestarono in maniera così vile e insensata.
L’Amministrazione comunale di Montale, impossibilitata a promuovere cerimonie pubbliche in presenza per la celebrazione della Giornata della memoria, invita tutta la Cittadinanza e in particolare i ragazzi del nostro Istituto Comprensivo ad una riflessione profonda sul significato di questo evento mediante la lettura del seguente pensiero attribuito a Bertold Brecht, ma in realtà tratto da un sermone del pastore luterano e teologo tedesco Martin Niemöller (1892-1984):
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari,
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei,
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.
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